Lorena Bosotti |
In
un paese come il nostro, con una popolazione come la nostra, perchè
facciamo di tutto per perdere, dimenticare, distruggere le nostre
ricchezze? Perchè proprio in questo periodo di crisi, non riusciamo
ad armarci di buona volontà e far rinascere l'Italia dai propri
tesori ?
Non
è un discorso puramente economico, dovremmo dimenticare il luogo
comune: l’arte non paga. Frase scontata e troppo utilizzata. A mio
avviso, un paese, una città che non è in grado di valorizzare
l’arte partendo da attività semplici ma concrete, inevitabilmente,
pagherà il prezzo della perdita della propria identità, della
propria cultura, fondamento necessario per costruire il futuro.
Questi
tesori sono il nostro patrimonio. Se si cominciasse ad istruire i
bambini e poi gli adulti, se li si educasse a scoprire l'arte, a
conoscere l’arte, a vedere l'arte anche nelle piccole cose, si
risveglierebbe una sensibilità che aiuta a non distruggere, ma a
creare. ... una coscienza civile sulla quale bisogna scommettere.
All’atto
pratico, poi, una riconversione dei fondi statali è un nodo da
sciogliere indiscutibile: ristrutturare, mantenere e gestire queste
bellezze, in modo equo, senza dispersioni di ogni sorta, con un
bilancio trasparente: ci sarebbero meno disoccupati, più visitatori,
più introiti per lo stato.
Se
invece di lasciare gratis le visite per alcune fasce di cittadini in
molte città antiche, soprattutto del sud (Noto-Siracusa per esempio)
, considerato che i pensionati (italiani e soprattutto di altri paesi
europei) sono ancora una delle poche categorie che percepisce un
reddito certo, perchè non ridurre il prezzo d’ingresso e far
pagare tutti indistintamente? in questo modo anche i giovani, i
precari, gli studenti potrebbero visitare musei e palazzi, ai più
ancora sconosciuti!
E’
una catena produttiva generata dalla coesione sociale che si alimenta
a vicenda, un nesso imprescindibile necessario per arricchirci
interiormente, a prescindere dall'aspetto economico.
E perchè allora le gallerie d'arte chiudono e le gastronomie resistono, anzi prosperano??
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