martedì, dicembre 31, 2013

Libertà di stampa in Italia: da noi è malafede




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Libertà di stampa: da noi è malafede
di Massimo Alberizzi











L’informazione? Né di destra, né di sinistra: altrimenti è propaganda

L’informazione non deve essere di destra o di sinistra, dovrebbe essere “critica”. Basata su fatti concreti e verificati. Come ci ha insegnato Joseph Pulitzer: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.

L’informazione deve dare fastidio al potere. Non deve essere lo scodinzolante cane da compagnia dei potentati, ma il feroce cane da guardia dei cittadini. Non deve avere alcun riguardo per il potere, senza badare se il potere è di destra, di sinistra, di centro, religioso, laico o di altro genere. Deve mordere ogni mano che vuol tentare di guidarla.

E’ chiaro che ogni giornalista ha la sua sensibilità, la sua educazione e la sua cultura ed è chiaro che filtra le informazioni che riceve attraverso di esse. Ma non è eticamente corretto privilegiare - o addirittura costruire - notizie dirette a confermare tesi precostituite. A un giornalista si deve richiedere di essere intellettualmente onesto.
Oggi assistiamo sempre più spesso a giornalisti che invece di dare notizie diffondono indiscrezioni o frasi a effetto. La velocità nel diffondere le notizie, velocità imposta dalla televisione e da internet, rende difficile distinguere cosa è vero da cosa è verosimile. Se ha un dubbio sull’attendibilità di una notizia, un giornalista non dovrebbe divulgarla. Invece spesso osserviamo che vengono diffuse notizie incontrollate. E non verificate.

Ciò accade per due motivi. Il primo perché viene privilegiata la velocità invece dell’accuratezza e il secondo, ancora più grave, perché si cerca di favorire una parte politica. Attenzione non parlo in questo caso di sensibilità, educazione e cultura, ma di malafede.

Una malafede che diventa evidente nel caso in cui si diffonde una notizia che scredita gli avversari ma non si divulga la stessa notizia che scredita gli amici. Una notizia è una notizia, punto e basta: non va valutata a seconda di chi danneggia o di chi avvantaggia.

Troppo spesso il giornalista si trasforma in uomo delle pubbliche relazioni, in propagandista, lavoro legittimo ma diverso da quello di operatore dell’informazione. Voler apparire per quello che non si è, fa parte dell’inganno cui assistiamo sempre più spesso. Articoli presentati come informazione non sono altro che propaganda.

A un organo di informazione si richiede indipendenza dal potere politico e da quello economico. Cosa sempre più rara. Caratteristica del giornalista è quella di essere indipendente e infatti appare come tale. Ma in molti casi il giornalista si ammanta di indipendenza, ma indipendente in realtà non è.. E si inganna il pubblico facendo passare il messaggio: “Fidati di me, io sono indipendente”. Invece poi, osservando più a fondo, si vede che l’indipendenza è stata barattata con qualcosa d’altro e il giornalista si trasforma in pubblicitario occulto.

Guardiamo, per esempio le recensioni delle automobili: ne avete mai letta una che boccia un modello appena uscito in commercio? Al massimo c’è qualcosa tipo “lo specchietto retrovisore dovrebbe essere spostato un pochino più a destra” . Oppure “l’accesso alla ruota di scorta è un po’ scomodo”.

Difendere acriticamente il potere, politico o economico, trasforma un giornalista in giullare. Mescolare la pubblicità con l’informazione è un atteggiamento francamente disonesto.

Per la verità il fenomeno non è solo italiano. In tutto il mondo i media indipendenti stanno scomparendo e molti rinunciano alla loro indipendenza e si legano ai vari potentati economici e/o politici.

Per quel che mi riguarda dovremmo invece puntare a un traguardo preciso, difficile ma non impossibile. Separare nettamente, anche per legge, politica, economia e informazione. Uno dei maggiori risultati della Rivoluzione Francese è stato quello di stabilire all’interno del potere politico una netta distinzione tra legislativo, esecutivo e giudiziario. Un’idea sovversiva se si pensa che a quei tempi i tre poteri erano racchiusi in una sola persona, il re.

Ora occorre sostenere con forza la necessità di impedire a qualsivoglia persona di essere allo stesso tempo due di queste cose: capitano d’industria, proprietario di giornali e addirittura titolare di una carica elettiva.

L’obiezione più comune che viene fatta a chi sostiene questa esigenza è che non si può impedire a un imprenditore di presentarsi alle elezioni o a un deputato di possedere un giornale o a un editore di presentarsi alle elezioni.. Si violerebbe la democrazia. E invece è vero esattamente il contrario: la democrazia si difende impedendo ai più forti di esercitare il potere senza controlli e senza vincoli.

La democrazia prevede dei limiti all’esercizio dei diritti. Uno dei limiti è quello di impedire a chi è titolare di un diritto di ledere un diritto degli altri. Chi concentra sulla sua persona anche due di quei diritti (quello di essere imprenditore, di possedere un media, di accedere a una carica pubblica) lede i diritti degli altri, perché provoca un restringimento degli spazi di democrazia.

Il diritto a una libera informazione è sacrosanto, ma l’informazione non è libera se è in mano a un capitano di industria o a un ministro della repubblica.

Quindi proponendo la distinzione tra i tre poteri anzidetti: si difende la democrazia, di cui la stampa è uno dei cardini.

Massimo A. Alberizzi

Twitter @malberizzi

lunedì, dicembre 30, 2013

Libertà di stampa in Italia: esiste!




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Libertà di stampa in Italia: esiste!















A volte sarebbe meglio dire di no.
E' troppo difficile spiegare se l'informazione è di destra o di sinistra.
La notizia è la notizia. Non esiste né destra né sinistra.
Ma poi, quando la si scrive, il modo di trattarla la fa scivolare da una parte o dall'altra. E' il giornalismo militante.

Un difetto, o forse un pregio, tutto italiano.

Nel resto del mondo non è così. La notizia resta una notizia, scritta nel modo più asettico possibile. Poi c’è il commento e qui la politica ha il sopravvento. Il giornale prende posizione, si schiera. Da noi lo fa a prescindere. E’ tutto bianco o nero. Il grigio non esiste. La notizia spesso viene valutata sulla base di un obbiettivo finale. Se serve a combattere il nemico allora la si usa, altrimenti diventa una breve. Ma il giornalismo partigiano è anche quello più guardingo. Quello che non fa sconti e fa nascere le inchieste.

Si potrebbe obbiettare che se le cose sono così, allora non c’è libertà di stampa. Niente di più falso. Il giornalismo militante controlla l’avversario e denuncia qualsiasi tentativo di insabbiamento. Le inutili classifiche sulla libertà di stampa ci pongono al 57mo posto nel mondo. “Siamo dietro al Botswana e al Niger” piagnucoliamo. Ma non teniamo conto del lettore che ci fosse una graduatoria mondiale sarebbe al primo posto per intelligenza e capacità di discernere tra realtà e bugie.  Perché è lui quello che nel nostro sistema informativo ha il ruolo più complesso: farsi l’idea di cosa accade intorno a lui.


































































martedì, ottobre 15, 2013

Scuola e tagli: una vergogna



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Scuola: una vergogna

di Francesco Gallone






Sono un ragazzo disabile che frequenta il quinto anno all'Itsos Albe Steiner di Milano. Mi sforzo di trattenere la mia rabbia e di attenermi ai fatti: 

1) nel 2011 i miei genitori fanno causa al Ministero chiedendo le ore di sostegno cui ho diritto per la mia diagnosi (tetraparesi spastica). Vincono la causa e ottengo  le mie ore; 

2) nel 2012 mi ritrovo, di nuovo, con le ore destinate al mio educatore dimezzate. "Avvenire" e il "Corriere della Sera" (grazie!) pubblicano la mia denuncia. L'allora Vicesindaco e Assessore all'Istruzione Maria Grazia Guida risponde pubblicamente: "Caro Francesco, riavrai il tuo educatore. Promesso". 

3) nel 2013, per la terza volta i miei diritti vengono calpestati e mi ritrovo con le ore del mio educatore più che dimezzate

La mamma dice che non sempre le promesse si possono mantenere. 
Il preside allarga le braccia e abbassa lo sguardo. Io invece alzo la testa e lo urlo: è vero, i disabili come me non contano niente, però la parola data va mantenuta e chi non lo fa deve avere il coraggio di guardarmi in faccia e dirmi come stanno le cose. Perchè mancano i soldi per pagare il mio educatore (e quello di tanti altri ragazzi disabili) e non mancano per pagare l'insegnante di matematica o inglese dei miei compagni? Non sono puntigli (come alcuni mi dicono, per farmi stare zitto); non voglio stare zitto perchè un Paese che non sa rispondere a questa domanda è un Paese che non potrò mai rispettare. 


lunedì, ottobre 14, 2013

Tagli alla scuola: realistici



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Tagli alla scuola: realistici

di Anonimo





Capisco bene quali possano essere le esigenze di Francesco. Ma la strada maestra non è quella di urlare e chiedere soldi. Quella può essere al limite l’ultima spiaggia, non certo il primo passo. Anche questo il buon padre di famiglia deve saperlo. Prima occorre impegno e solidarietà: gli altri insegnanti, i compagni, i commessi possono e devono aiutare Francesco a superare le sue difficoltà. Senso di responsabilità e generosità. Questa è l’unica via se vogliamo uscire da questa maledetta crisi e se non vogliamo che le difficoltà ci riducano a vivere come animali, pronti a sbranarci gli uni contro gli altri.

(vedi:  corriere.it, blog degli Invisibili)

sabato, ottobre 12, 2013

Sanità: c'è molto da fare



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Sanità: c'è molto da fare

di M. Cristina






Noi italiani abbiamo la grande fortuna di avere l’assistenza medica gratuita; ma sarebbe anche bello che tutti quelli che si occupano dei pazienti lo facessero indiscriminatamente e con un po’ di educazione. Voglio raccontare quello che è successo qualche anno fa in un ospedale di zona Fiera a Milano: mio padre, di ottantasei anni, vi è stato ricoverato per degli accertamenti e la settimana successiva ha avuto un ictus. Nel suo reparto, c’era una dottoressa che ha preso in antipatia lui e mia madre per cui li ignorava completamente; si rivolgeva agli altri malati magari annunciando la loro dimissione mentre non guardava nemmeno i miei genitori. Mai una parola, mai un sorriso. Dopo un mese e mezzo, ha trasferito mio padre in una camera da solo su un altro piano; mia madre ha chiesto a un altro medico quali cure doveva fare e questi ha risposto di portarlo via perché praticamente lo lasciavano lì a morire. Non dimenticherò mai la villania e la scarsa professionalità di quel medico che ha abbandonato un suo paziente anziano e malato. Aggiungo che mio padre, dopo quel lungo periodo in cui è rimasto sempre coricato, non camminava più o perlomeno con molta fatica. Mi auguro che sia stato un episodio particolarmente sfortunato.


Sanità': dobbiamo farlo sapere



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Sanità: dobbiamo farlo sapere

del Livia Zacchi






Sappiamo che la sanita' in Lombardia rappresenta un'eccellenza rispetto alle altre regioni italiane. 
Ma non in tutti gli ospedali e/o cliniche (a prescindere dal fatto che ci si serva della mutua oppure come  privati) il personale medico e infermieristico tratta il paziente con il tatto dovuto ad una personale che non solo spesso ha dolore , ma ha anche paura.  
Vi racconto un episodio che ha avuto esito positivo e a cui penso in termini di miracolo della scienza medica e non solo....

A Febbraio di quest'anno a mia madre di 76 anni e' stato vivamente consigliato di sostituire la valvola mitralica , e di farlo entro breve tempo (max 6 mesi).
A Marzo e' stata operata al Niguarda con il servizio sanitario nazionale e dopo una sola settimana era gia in piedi !!!

A chi non sa in cosa consista questa operazione, dico solo che ti fermano uno dei due polmoni, poi il cuore per circa 30 minuti (per sostituire la valvola) e nel contempo ti creano una circolazione sanguigna "fuori " dal tuo corpo.
Ora capirete bene che fare tutto questo su una persona di 76 anni e' gia' paragonabile ad un miracolo.... Ed io non posso fare altro che dire un grazie di cuore al cardiochirurgo dr Martinelli, ma devo aggiungere una nota speciale per tutto lo staff di infermieri e assistenti che lavorano a fianco dei chirurghi nel reparto.

Sono stati solleciti, premurosi, competenti e molto presenti senza che ci fosse la necessita (come spesso accade purtroppo) di elargire mancie per avere prestazioni anche le piu' basilari . Nel reparto ho trovato persone che svolgono il loro lavoro con serieta', non si fermano a chiaccherare nei corridoi, facendo "mercato"  o chiamandosi a gran voce . Se hai bisogno di chiarimenti, ti spiegano con calma e parole semplici e cercano di rassicurare il malato.
Avevamo paura e' ovvio, ma loro non hanno contribuito ad alimentare questa sensazione con atteggiamenti scortesi, paroloni inutili o con l'arroganza di chi fa parte dell'ambiente. E questo bisogna farlo sapere per sensibilizzare molte di quelle persone che ogni giorno a fianco dei malati, spesso non  hanno capito quanto possono essere di aiuto nelle fasi della malattia.
 

venerdì, ottobre 11, 2013

Test sugli animali: inutili



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Test sugli animali: inevitabili

del Prof Bruno Fedi












LA SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI E' INUTILE

La sperimentazione su animali, anche geneticamente vicini a noi, può dare risultati molto diversi da quelli che darà sull'uomo. Considerando che le differenze genetiche significano anche un diverso metabolismo e diversa reattività, i risultati saranno sempre diversi, almeno dal punto di vista quantitativo. Cioè lo stesso farmaco è attivo sull’uomo in dosi diverse rispetto ad altri animali,  ma ciò lo si può sapere solo sperimentando sull’uomo. Da qui l'inutilità delle sperimentazioni su animali. La diversità, genetica e di risposte, è un fatto, non un’opinione!
Un farmaco deve essere, in ogni caso, testato sull’uomo e gli esiti non sono mai prevedibili: la sperimentazione su altri animali, non è, dunque, assolutamente predittiva.
 

La sperimentazione è inutile, a giova solo alle case farmaceutiche. Attenendosi al protocollo di legge, si deresponsabilizzano e ottengono più facilmente riconoscimenti. Inoltre, le proposte sui protocolli di ricerca devono essere sottoposte al Ministero della Salute, il quale dichiara di non avere sufficiente organico per esaminarle. Così, il Ministero non risponde e molte delle proposte sono approvate automaticamente. E anche i metodi validati dall’ECVAN, l’ente europeo che si occupa della ricerca di metodi alternativi, non vengono resi obbligatori dalla stessa comunità europea che ha creato l'ente, il quale diventa pressoché inutile.
 
I METODI ALTERNATIVI ESISTONO:


Il problema è che molti dei metodi validati dall’ECVAM, non sono stati resi obbligatori. In generale, la metodica più attendibile è quella che usa colture di cellule umane, ma esistono anche le simulazioni al computer, i metodi clinici, statistici, anatomopatologici. Merita sottolineare, che il metodo di ricerca su animali non è mai stato validato!
 

Test sugli animali: inevitabili




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Test sugli animali: inevitabili

di Mariella, neo-laureata in biologia











Cosa dice la legge approvata in agosto contro la sperimentazione
La Camera ha approvato quest'estate la legge che regolamenta la sperimentazione sulle cavie.
Con questa legge si recepisce, in senso più restrittivo, la direttiva dell'Unione Europea:
- sono vietati gli allevamenti di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione
- vengono ridotte le metodiche ritenute rispettose degli animali
- diventa obbligatorio l'utilizzo di anestesia e analgesia (attualmente non utilizzate nel 20% delle sperimentazioni) qualora si preveda il dolore dell'animale
- si impegnano i centri di ricerca ad utilizzare, dove possibile, metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali.

Perchè è assurda:
  1. Non esistono, se non in casi limitati, metodi alternativi. Di conseguenza, rinunciare alla sperimentazione sugli animali significa rinunciare a provare un farmaco che potrebbe salvare un bambino malato di cancro. Se la possibilità di utilizzare metodi alternativi fosse concreta, non ci sarebbe stata la levata di scudi (Garattini, Veronesi, Vitale ecc) che abbiamo visto da parte del mondo scientifico (ci sarà anche qualcuno un po' pigro o tradizionalista, ma come si può pensare che siano tutti sadici..?)
  2. Si vieta la sperimentazione sugli animali in Italia, ma si accetta di utilizzare animali allevati in un altro Paese. Chi ci vede un senso alzi la mano...
  3. E' certamente più grave accettare la sofferenza degli animali per il gusto di mangiarsi una bistecca al sangue di cui si potrebbe fare a meno, rispetto alla sofferenza degli animali accettata per poter salvare vite umane. Il buon senso vorrebbe che, prima di approvare questa legge, si imponesse a tutti, per decreto, di diventare vegetariani (o almeno si controllassero seriamente le condizioni con le quali vengono allevate le nostre mucche e i nostri polli).


mercoledì, ottobre 09, 2013

Perchè sono vegana







Perchè sono vegana

di Donata Sartorio









Intanto questo succede più di vent’anni fa, nei miei early forties, quando decido di cominciare a trattarmi meglio, più di quanto abbia fatto fino ad allora. Volendomi piu’ bene, anzi “facendomi” del bene invece che niente, o del male. Un lavoro lungo e interessante, su di me, con me, un percorso durante il quale sto incontrando amici in sempre maggiore sintonia e sempre più numerosi.

Provo a spiegare. 

Secondo i miei canoni di allora, sto benissimo. Mi sento “perfetta”, anche se non molto “leggera” (in kg) ma libera, nonostante i miei ritmi frenetici. Mangio tutto, talvolta in modo eccessivo, e mi piace tutto, tartare, ostriche carpaccio, parmigiano, mozzarella, filetto, risotto alla milanese ecc, bevo del vino, (poco!), qualche whisky, talvolta una vodka (secondo me più pura!!!!). Solo, ogni tanto, ho dei gran mal di testa. Mai avuta una malattia grave, o evidente. Per abitudine però prendo svariate medicine, soprattutto optalidon e aspirine per qualunque problema. Queste preventive, quelli per i mal di testa, e talvolta esagero. Nell’89 conosco Michelangelo Chiecchi, reflessologo, 36 anni, di Monza, diploma Isef e 4 anni di medicina a Pavia, da cui si toglie per andare a studiare Natural Health in Canada e Stati Uniti. Lui, che tutti chiamano Doc, mi incuriosisce per le sue teorie salutiste apparentemente assurde: in effetti, come constato mesi dopo, logiche, serie e concrete. Dopo un primo trattamento di reflessologia plantare, il Doc mi comunica che i miei organi sono completamente privi di energia, sfiniti. So di avere un ritmo di vita troppo veloce, dirigo due giornali, fumo, bevo caffè e cappuccini e mangio come tutti. Insomma, come qualunque altra giornalista di moda che ha giustamente addosso molte responsabilità: ideologiche, estetiche, finanziarie, economiche e logistiche. In quel periodo non “fidanzata”. Adoro il mio lavoro, che funziona alla grande, senza mai fermarmi a riflettere seriamente sulla mia salute psicofisica. Tutti peraltro mi trovano in forma, abbastanza… dicono.
A fine trattamento il Doc mi chiede di eliminare per almeno tre mesi tutti i cibi contenenti tossine animali, secondo lui altamente dannose, e quindi verificare cosa mi succede. Scoppiano grandi liti, perché la mia mente fortemente razionale non accetta che il cibo e tutto quanto beviamo e fumiamo influisca in maniera diretta e spesso violenta sul “come stiamo”. A livello di salute ma anche di umore, sentimenti ed emozioni. Il Doc non propone una cura o una dieta, ma un vero e proprio Sistema di Salute Naturale che prevede un totale cambiamento del mio stile di vita di allora. Che tutti giustamente ritengono fascinoso e pieno di glamour, ma secondo il Doc pessimo per la mia vita. La sua proposta è radicale, è Vegana, cioè più che vegetariana: un modo di vivere, di pensare e di scegliere fuori dal comune. Che comunque dentro di me voglio rendere altrettanto glamourous e affascinante.
Quando accetto, tolgo da subito mozzarelle, tartare, gamberoni, caffè e sigarette, e anche le medicine. All’inizio le reazioni di fisico e umore sono preoccupanti. Ma ho già fatto qualche soggiorno da Henry Chenot, grande maestro di Detox con ispirazione orientale, e ho verificato che quando cominci la fase di disintossicazione, le tossine che escono dal tuo corpo ti lasciano grande malessere. Entrambi mi spiegano che è in quel momento, e da allora in poi sempre, che non devi più toccare medicine tradizionali, altrimenti ricomincia il percorso maledetto. Dell’ intossicazione, ma anche di svariate forme di addiction con una pericolosa serie di effetti secondari.
Nel tempo vedo su me stessa cambiamenti fisici ed emotivi reali, anche se occorre molto più di tre mesi. Un anno più tardi sono convinta, più forte e serena. Mangiare così sta diventando un piacere: la disciplina spiegata dal Doc non è più un obbligo ma la scelta di un sistema di vita che condivido. La parte “cibo in casa” è facile: compro solo quello che mi piace e so che mi fa bene. Ma la parte “relazioni sociali” diventa difficile. Per chi ti invita, tu, da allora e per sempre, diventi un diverso, un alieno. Tanti, per simpatia, ti preparano verdure in quantità doppia rispetto agli altri ospiti, parecchi, non conoscendo le regole, si sentono comunque in difficoltà. Alcuni, più aperti o curiosi, chiedono motivazioni e ricette, altri sono, (e rimangono) testardamente e violentemente contro. Alla lunga, per loro, ma mai per me, rappresento un problema. Pazienza.
Informazioni necessarie: il Vegano è un vegetariano che, oltre alla carne e al pesce, elimina dalla sua alimentazione tutti i cibi che contengono proteine “animali”. Compresi burro, latte, uova e formaggi, che producono noiosissime tossine. Spesso sono a cena da qualcuno che felicemente mi propone frittata con le verdure, fondue au fromage o patate al gratin con bèchamel. O allora bresaola, o prosciutto crudo però magrissimo. O peperonata e parmigiana di melanzane. Tutto sbagliato. Perché l’alimentazione vegana esclude anche le “solanacee”, melanzane, peperoni, pomodori, patate e tabacco, che contengono solanina, un alcaloide tossico per il nostro organismo. E l’alcol: in tutte le sue forme, in quanto è soltanto dannosissimo zucchero puro che ci entra in corpo.
Chiaramente non mi si invita più tanto spesso a cena, perché mi si considera “la noiosa”, quindi sono io che invito a cena in casa mia. Cresce comunque la mia voglia di far piacere anche agli altri. Per i quali apparecchio bellissime tavole, sontuose ed eleganti, e cucino quasi esclusivamente vegano, tra i complimenti di tutti. E sono sempre io con qualche deliziosa amica che mangia come me o quasi, a cercare nuovi posti dove acquistare e mangiare i cibi più vicini al sistema. Suggerimenti milanesi: le tre sedi del “Centro Botanico”, la catena di “Natura sì “, e i vari “Mens Sana”. Più tanti altri locali che stanno nascendo, e che frequento volentieri perchè faccio sempre più fatica a entrare nei pur modernissimi supermercati “normali”, dove sento puzza di cadavere (di carni, pesci, salumi, insaccati…). Oltre a spiacermi per loro, comincia a darmi fastidio anche l’odore che emana dai “poveracci” che continuano a farsi del male fumando, bevendo alcool e mangiando animali. Anche se so che è un loro problema.

A questo punto uno potrebbe chiedermi: “Ma chi te lo fa fare? E perché?

Unica risposta: perché il tema fondamentale è l’ energia. Ora, che sono tranquillamente certa della mia ormai antica scelta sto davvero bene, non prendo influenze, raffreddori né allergie. La qualità della mia vita è molto migliorata in quanto a salute, a lucidità psicologica e appunto all’ energia. Spesso le mie giovani assistenti mi guardano dubbiose quando chiedo di finire un lavoro con me anche tardi: io allegra e mai stanca, loro con l’aria disfatta…. In più è vero che non sento né dimostro i miei anni (ormai late sixties), che considero diversi dai precedenti: più generosi e ricchi di profondità e conoscenza, e tuttora magici e promettenti. L’etica e l’estetica rimangono in cima alle mie priorità. Nella mia casa, nel mio modo di essere, di vestire e di accogliere le persone. E forse è migliorato anche il mio carattere: decisamente più tollerante e possibilista. Pur essendo stata sempre positiva e ottimista, oggi sono ancora più curiosa, e rimango romantica, però anche coraggiosa, e devota: a me stessa e agli altri. Probabilmente grazie a questa immensa e solida base ”verde”, che influenza la mia vita in tutti i sensi.











Dieta vegetariana: le proteine non sono tutte uguali!




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Dieta vegetariana: le proteine non sono tutte uguali!

della dott.ssa Maria Sarah Trabucchi











Per capire che cosa sia una dieta vegana bisogna conoscere, almeno in parte, la filosofia che vi sta dietro. Questo perché parte dei vegani seguono questa filosofia anche di vita; per altri invece è una moda che “ tiene lontani i guai fisici con la dieta”. 
Questi ultimi quindi (e sono la maggior parte) rientrano nella categoria della non accettazione serena di una realtà che è fatta anche di dolore e di morte. Come è nella logica della vita in quanto umani, convinti in questo modo di esserne esenti.
La filosofia vegana nasce da una diatriba all’interno del movimento vegetariano nei primi del ‘900. Si metteva in discussione l’uso dei prodotti a base di latte. Da questa discussione Donald Watson uscì dal movimento vegetariano fondando un nuovo movimento “ veganism” che altro non è che un neologismo.
Caratteristica principale è il rifiuto di ogni forma di utilizzo di prodotti animali, a partire dall’alimentazione, ma anche per l’abbigliamento o qualunque altra cosa.
Di salute si parlerà più tardi, perché agli inizi era unicamente un movimento che aveva come fine il rispetto per gli animali.
Per avvallare tale scelta ci si è poi addentrati nell’aspetto salutistico che è oggi quello alla moda, proprio per cercare di “non ammalarsi” di “guarire dalla malattia anche la più grave” negando però qualunque implicazione negativa sul nostro organismo di uomini e spesso di uomini in fase evolutiva come bambini e ragazzi.
Prendiamo velocemente dunque questo ultimo aspetto: in questa dieta, vengono completamente eliminate le proteine di origine animale, che per le loro caratteristiche sono utili alle varie funzioni dell’organismo. La sostituzione, però, non è semplice: infatti nei vegetali non sono presenti tutti gli aminoacidi ( nei cereali c’è poca lisina, nei legumi manca la metionina) etc... L’uso prolungato della soia può agire in senso negativo sul funzionamento della Tiroide inibendo il T4, come l’abuso delle crucifere in genere.
Altro problema è la non introduzione di pesce e quindi mancano di acidi grassi essenziali necessari per il buon funzionamento dell’organismo .
Se poi noi basiamo tutto su cereali, cosa succederà in caso di celiachia?
Altro problema è quello della Vit B12 la cui carenza può portare ad un aumento dell’Omocisteina con un blocco delle reazioni di metilazione essenziali ed una aumento del rischio cardiovascolare.
Si può andare incontro anche ad una anemia megaloblastica.
Per quanto riguarda il tanto decantato abbassamento del colesterolo, ci sono studi che collegano a questo evento una diminuzione delle difese immunitarie e una più probabile insorgenza delle patologie legate alla demenza senile.
Da ultimo un escursus sulle qualità delle proteine:
PROTEINE COMPLETE AD ALTO VALORE BIOLOGICO:
Sono quelle che contengono gli 8 aminoacidi essenziali in quantità nutrizionalmente utili ( che vengono cioè assorbite/assimilate dal nostro organismo)
Provengono da: UOVA – CARNE – PESCE – LATTE – FORMAGGI.
PROTEINE PARZIALMENTE COMPLETE O A MEDIO VALORE BIOLOGICO
Sono le proteine dei legumi (carenti di metionina e cistina) e il lievito.
Può essere sopperita dall’aggiunta di latte o di altre poche proteine animali.
PROTEINE INCOMPLETE O A BASSO VALORE BIOLOGICO
Sono le proteine che non contengono uno o più aminoacidi essenziali come quelle dei cereali ( dove manca la lisina)
Unici vegetali che contengono tutti e 8 gli aminoacidi essenziali sono la quinoa ed il grano saraceno. E l’associazione con il latte rende la dieta completa.
In conclusione quello che ritengo errato è la demonizzazione delle proteine animali come causa di malattia. La malattia è determinata da un sistema immunocompetente, diverso in ciascuno di noi, dove l’eccesso in ogni campo può far scattare la patologia per cui siamo predisposti. L’eccesso di proteine animali come la carenza delle stesse può far scattare il meccanismo della malattia.