DIALETTICANDO |
Adolescenti: pianeta XY
di Piergiorgio Critelli, educatore ITSOS
Forse mai come in questo periodo vengono sfornati tanti libri sui nuovi adolescenti. Giunti dal pianeta XY infestano il nostro paese divorando le nostre risorse e le nostre energie.
In realtà mi pare più appropriato dire che i ragazzi di oggi vivono in modo evidente la trasformazione del nostro mondo dovuto ad una serie di cambiamenti radicali: uno di questi è sicuramente internet e l'obbligo di essere sempre wired, dall'altro la mancanza di autorevolezza del maschio latino.
Da educatore scolastico in una scuola secondaria superiore di Milano mi rendo sempre più conto che dobbiamo umilmente smettere di giudicare con categorie razionali ciò che sta in fieri cambiando il nostro presente. A che cosa giova intellettualizzare un momento vivo e vitale come quello che stiamo passando? A cosa serve storicizzare in anticipo ed etichettare quello a cui collaboriamo a far divenire?
Il “j'accuse” contro gli adolescenti non ha senso dal momento che dobbiamo imparare dai nostri errori per porci delle mete educative che possano metterci in contatto con questo mondo. Non servono reprimende morali o peggio ancora prediche. È forse più corretto amare i giovani di oggi. Ed amare non è un sentimento ma un'azione, richiede motivazione, impegno, serietà da parte di noi adulti. Se questa nostra volontà trasparisse da tutti i pori sarebbe già il carburante per far girare il motore di ogni intervento educativo. Se solo abbandonassimo tutti i paradigmi deterministici e leggessimo le moderne teorie di neuro-psicolinguistica scopriremmo che ogni gesto comunica, anche quando crediamo di essere silenti con un giornale in mano davanti un bambino.
Ma cosa dobbiamo comunicare? Ad esempio che abbiamo dei giovani fantastici, sensibili, intelligenti. Ogni volta che entro in una classe dove lavoro penso questo fino alla punta delle scarpe e mi si apre davanti la magia di essere abbracciato da mille sguardi curiosi e attenti di entrare in rapporto con me. Se vogliamo essere sofisticati, a tutto questo possiamo dare il nome di effetto Pigmalione o di profezie che si autoavverano. In effetti non è altro che una suggestione positiva che permette di elevare l'autostima della persona con cui stiamo comunicando. Ciò è chiaro se vi faccio un esempio. In una scuola degli USA – racconta il formatore Stephen Covery – furono dati voti altissimi a degli studenti mediocri e voti bassi a quelli ottimi. Risultato? Che quelli che traballavano vista la pagella ebbero un moto di orgoglio che li porto a divenire bravi e quelli invece che andavano bene a scuola divennero pessimi. Non ci credete? Beh ma cosa facciamo noi quando diciamo ai nostri ragazzi: sei sempre così demotivato, non sei mai attento, non prendi mai un libro in mano? Pensiamo veramente di aiutarli?
Ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia borghese piena di interessi e devo ammettere che parte dell'enorme eccitazione che mi deriva nel prendere un libro in mano sia dovuta al fatto che mio nonno era uno scrittore. Conservo ancora come una sorgente di energia inesauribile di autostima i momenti passati accanto a lui a leggere i capitoli dei suoi libri.
In ogni caso ritengo che ognuno di noi possa coinvolgere un ragazzo solo a partire dalla propria energia investita e consumata nel rapporto con lui.
Ma ora spostiamo l'attenzione su noi adulti. Cosa dire della morale che noi trasmettiamo nei nostri comportamenti? Cosa possiamo dire delle verifiche alle prediche tanto facilmente impartite? Sappiamo trasmettere il coraggio richiesto per affrontare le scelte etiche di ogni giorno oppure la nostra paideia rimane circoscritta nel campo dell'opportunismo, del materialismo più becero?
Non so cosa voi ne pensiate ma per me ogni relazione sana ed autentica deve basarsi su tre assiomi che ho esperimentato nella mia vita.
Per prima cosa dobbiamo accettare gratuitamente ogni essere umano. Non andremo avanti nella considerazione delle persone che amiamo se riteniamo di usarle come strumenti per i nostri progetti.
Secondo assioma: relazioniamoci in modo incondizionato. Se al centro è la persona non possiamo mettere nella lista delle priorità un altro elemento estraneo e non riconducibile al rapporto. Tutto ciò che è incoerente e non autentico ci verrà gettato contro al momento opportuno dall'adolescente.
Terzo assioma: gestiamo rapporti inclusivi (non esclusivi). I nostri rapporti non devono essere basati sulla dipendenza cronica o malata. Ogni relazione è espandibile ad altre. Questo permette di vedere la rete di rapporti in cui siamo immersi.
Concludendo nel pianeta XY ci sono moltissime attività da svolgere assieme,
iniziamo a farle e vedrete in quale fantastico mondo vi troverete.
Mi sembra una visione un po' edulcorata, per non dire onirica...che dire di bullismo, violenza gratuita e orgogliosa ignoranza delle nuove generazioni? Qualche sana reprimenda morale non farebbe male.
RispondiEliminaPippo
Non ho figli ma ho i figli dei più cari amici. Non c'è una regola, molto dipende dall'educazione familiare ricevuta e dalla preparazione scolastica. Quelli più stimolati hanno reazioni diverse. Alcuni con situazioni non proprio lineari affondano nel qualunquismo e tavolta si rendono protagonisti in negativo.
RispondiEliminaQualche bel ceffone, se meritato, a volte anche a guisa di sfottò non sarebbe diseducativo.
carmina trillino
Trovo invece che l'atteggiamento dell'educatore ITSOS di cui sopra sia illuminante; se gli adulti guardassero i giovani con i suoi occhi gran parte dele loro difficoltà scomparirebbe. Nè sfottò, nè ceffoni potranno mai aiutare chi si sente allo sbando e non ha più punti di riferimento. I tempi sono cambiati e gli educatori devono prenderne atto. Peccato che educatori così appassionati e così intelligenti ce ne siano sempre meno. I commenti che mi hanno preceduto lo dimostrano. Livio P.
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